Riflessioni sull'accoglienza in famiglia

Qualche momento dell'apertura dell'incontro di oggi: L'accoglienza in famiglia di rifugiati come strumento di autonomia, il seminario residenziale che permetterà a una trentina di persone, fra famiglie ospitanti, rifugiati ospiti, opertori e ricercatori una riflessione articolata ed un confronto fra le loro esperienze di accoglienza.
Perchè si apre la propria casa a uno straniero, un immigrato, una persona che non si conosce e che entrerà nella propria intimità?

L’integrazione sociale dei rifugiati in Italia ha seguito molte vie nel corso degli ultimi decenni. Una di queste è la sperimentazione dell’accoglienza in famiglia.

Tale forma di accoglienza ha origine lontana e dal basso. Dobbiamo tornare all’inizio degli Anni Novanta, quando tante famiglie aprirono spontaneamente le porte agli albanesi fuggiti in massa dal loro Paese.

Il progetto FAMI “Fra noi” propone un’azione specifica di accoglienza in famiglia per titolari di protezione internazionale e sussidiaria.

Un’importante ispirazione per tale progettualità è stata certamente costituita dalle esperienze precedenti di accoglienza in famiglia sperimentate in Italia finora, facendo tesoro della loro analisi in termini di punti di forza e di debolezza, cercando di valorizzarne i primi e di delimitare i secondi, compatibilmente con i vincoli imposti da questo tipo di progettazione.

Sulla base di queste premesse, il progetto “Fra noi” ha cercato di costituire una rete sovraregionale di famiglie accoglienti, accompagnate da operatori esperti, con la disponibilità per i destinatari di usufruire di azioni innovative sul fronte del lavoro e della ricerca alloggiativa definitiva fornite dalle risorse di progetto.

Ma al di là delle forme di sostegno che è possibile dare alle famiglie che si rendono disponibili a ricevere migranti, ci pare che l’esperienza maturata in questi anni meriti una attenzione particolare: l’accoglienza in famiglia non è come le altre, ha significati e dimensioni veramente speciali, e mette in gioco dimensioni umane, relazionali e sociali profondissime.

E’ quindi doveroso domandarsi cosa produca questa disponibilità ad aprire la propria casa, a fare entrare nel vivo della nostra quotidianità persone spesso lasciate ai margini, nelle famiglie che accolgono ma anche nella rete sociale più prossima, o anche, perché no, nella società nel suo complesso.

Cosa offre, ai migranti, di più o di diverso rispetto alle strutture di accoglienza?
Noi crediamo fermamente che l’accoglienza in famiglia renda concreta e quotidiana l’integrazione sociale delle persone che ne beneficiano, ma come accade tutto questo o come dovrebbe accadere è materia sulla quale vorremmo soffermarci a riflettere, anche per capire di cosa hanno bisogno le famiglie per svolgere, al meglio, questo ruolo.

Ciò che ci preme veramente è che questo atto di grande apertura delle famiglie coinvolte e di grande fiducia dei migranti accolti, venga riconosciuto nel suo alto valore simbolico e sociale e divenga a pieno titolo non solo un pezzo del sistema dell’accoglienza, ma anche una delle piste di lavoro per la costruzione di comunità solidali.

Vorremmo, a questo punto, impostare una riflessione, il più possibile partecipata tra tutti i soggetti coinvolti (famiglie, ospiti, operatori), sull’andamento di ogni singola fase del progetto, dalla formazione e sensibilizzazione fino all’uscita della persona ospite dall’accoglienza in famiglia.
Per questo motivo Consorzio Farsi Prossimo insieme all’ ente partner IPRS, ha organizzato una “due giorni” residenziale di confronto sul contesto e sulle prospettive dell’accoglienza in famiglia ma anche di raccolta (con l’ausilio dei più esperti professionisti del settore) di alcune indicazioni esperienziali che ci aiutino a compilare in modo partecipato due documenti che sono tra gli obiettivi del progetto: un “vademecum per le famiglie” e un “vademecum per gli operatori” che vorremmo lasciare in eredità, una volta terminato il progetto, a chi si vorrà cimentare nell’avventura dell’accoglienza in famiglia di persone rifugiate.

(Dalla lettera di invito alle famiglie)

 

L'accoglienza in famiglia come strumento di autonomia

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